CATTEDRA ORARIO ESTERNA. Come ripartire le riunioni – FOCUS

Focus su: CATTEDRA SU 2 O PIU’ SCUOLE – Come suddividere gli impegni collegiali

QUI la registrazione del FOCUS

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ANCORA TAGLI PER LE SCUOLE SICILIANE

In Sicilia, il Decreto Assessorato Istruzione e FP n. 1/2004 taglia nel prossimo anno scolastico – ovvero non godranno più dell’autonomia – 75 Istitutuzioni Scolastiche (la provincia di Palermo ne perderà 17, Catania 14, Siracusa 8, Trapani 8, Agrigento 7, Messina 7, Ragusa 6, Caltanissetta 5, Enna 3). Inizialmente si era parlato di 93 Istituti, ma, se consideriamo che nell’anno scolastico 2025/26 verranno “tagliate” altre 23 scuole (almeno sinora), il dato complessivo sfiora le cento unità.

Tutto ciò è la conseguenza dei parametri ministeriali iniqui, previsti dalla Legge di Bilancio 2023, che producono un inaccettabile attacco al diritto costituzionale all’istruzione.

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PIÙ ORGANICI ATA: COMINCIAMO DAL PERSONALE EX-COVID

PIÙ ORGANICI ATA: COMINCIAMO DAL PERSONALE EX-COVID

Nei due anni di pandemia, al fine di garantire le misure di sicurezza (distanziamento, sanificazione, controllo degli ingressi, rilevazione della temperatura, ecc.) previste dai vari decreti anti-covid l’Amministrazione ha proceduto all’assunzione di nuovo personale scolastico (organico aggiuntivo COVID).

Questo personale ”aggiuntivo” si è rivelato da subito decisivo, non tanto per la gestione della pandemia nelle scuole, quanto per assicurare la ordinaria e regolare attività scolastica, mettendo a nudo la ormai pluriennale emergenza di carenza del personale ATA.

La fine dello stato di emergenza decretato dal governo Draghi, che ha lasciato questo personale aggiuntivo a casa in attesa di una chiamata per supplenza breve, ci restituisce una scuola pubblica nelle annose ed enormi difficoltà che conosciamo: scuole che non riescono ad assicurare i servizi essenziali di sorveglianza e pulizia per mancanza di collaboratori scolastici, insegnanti alle prese con classi troppo affollate, segreterie sottodimensionate che fanno fatica a espletare i servizi minimi. E ancora tempo pieno o prolungato che stentano a partire, attività didattiche che, pur essendo state programmate dai collegi docenti, non possono essere garantite se non imponendo turni che spesso superano anche le 10 ore continuative, mentre notoriamente il limite giornaliero è di 9 ore lavorative.

La situazione, se possibile, è ancora più grave in quelle province e in quegli istituti dove le scuole sono allocate in miriadi di plessi, a volte anche vetusti e spesso privi degli impianti di sicurezza e dove il rapporto popolazione studentesca-occupati è diverso che nel resto d’Italia.

È ORMAI IMPROCRASTINABILE ARGINARE QUESTA DEVASTANTE E INFINITA CARENZA DI ORGANICO: COMINCIAMO DAL RIPRISTINARE LE UNITÀ DI PERSONALE ATA IN SERVIZIO DURANTE L’EMERGENZA COVID

In Puglia, l’USR, in seguito alla mobilitazione dei Cobas, ha predisposto l’assunzione in deroga di alcuni collaboratori scolastici e il Consiglio Regionale ha approvato all’unanimità una delibera con cui si impegna a portare al tavolo della Conferenza Stato-Regioni il problema ed eventualmente dare una risposta alla carenza di personale con proprie risorse.

Cobas Scuola Lecce – Cobas Scuola Grosseto 30.11.2022

I Cobas chiedono di incontrare il direttore dell’USR Sicilia per affrontare la questione degli organici per il prossimo a.s. 2021/2022

Di seguito il testo che lo scorso 10 febbraio il Coordinamento regionale COBAS Scuola della Sicilia ha inviato al Direttore dell’USR Sicilia.Siamo in attesa della convocazione.

La scrivente Organizzazione Sindacale chiede un incontro urgente al Direttore USR-Sicilia per affrontare la questione degli organici per il prossimo a.s. 2021/2022

Ciò in considerazione del fatto che la curva pandemica, seppur in leggera flessione, non lascia presagire la totale scomparsa del virus in tempi brevi e che in ogni caso la scuola deve essere pronta ad affrontare tutti gli scenari che a settenbre potrebbero presentarsi.

È dunque indispensabile non ripetere quanto da tempo si è fatto con la composizione di “classi pollaio” in deroga alle normative vigenti in materia di sicurezza e in particolar modo proprio durante la pandemia ove al bisogno impellente di creare ovunque distanziamento sociale, non sono stati cambiati i parametri per la determinazione in oggetto e si è trovata come unica soluzione l’allontanamento degli studenti dalla scuola e l’avvio della didattica a distanza con le conseguenze che tutti, dai ministri ai parlamentari, alle famiglie e ai docenti, conoscono bene.

Preoccupati e consapevoli che la scuola non potrà sopportare un altro anno scolastico in “isolamento” ed in considerazione che la nostra regione negli anni, è stata fortemente penalizzata con rapporti alunni/classi di gran lunga superiori ad altre regioni e non disponendo di un adeguato patrimonio edilizio, si chiede che a tutti i livelli dell’Amministrazione si affronti, in tempi brevi, la questione per garantire alla scuola pubblica sicurezza e le migliori condizioni al fine di assicurare il diritto allo studio.

CHIUDIAMO LE CLASSI POLLAIO!

IL 25 GENNAIO CHIUDONO LE ISCRIZIONI:

ORA CHIUDIAMO LE CLASSI POLLAIO!

RIDURRE IL NUMERO DI ALUNNI PER CLASSE 

ASSUMERE IMMEDIATAMENTE I PRECARI

IL 25 MANIFESTAZIONI IN DECINE DI CITTÀ

promosse da Priorità alla Scuola e dai COBAS

La ministra Azzolina è entrata al Ministero dell’Istruzione affermando che avrebbe preso di petto le classi pollaio ed ha continuato a ribadire lo stesso concetto anche nel corso della pandemia. Queste sono le parole. E i fatti?

I fatti ci dicono che nemmeno un euro è stato stanziato né nel Recovery Plan né in Finanziaria per la riduzione del numero di alunni per classe e il problema del sovraffollamento delle classi è letteralmente scomparso nelle recenti linee guida emanate dal Ministero. 

Così le scuole, che hanno appena finito di raccogliere le iscrizioni, procederanno con i soliti coefficienti a costruire le classi iniziali. Il tutto come se non si fosse nel pieno di una pandemia, il tutto come se la pandemia non avesse mostrato la condizione disastrosa della scuola pubblica italiana, condizione che ha comportato l’interruzione (o il forte depotenziamento attraverso la DaD) del diritto costituzionale all’istruzione per un’intera generazione, la quale sta subendo, anche psicologicamente, i danni che negli anni sono stati inflitti alla scuola pubblica e che la crisi ha ulteriormente aggravato. 

Continuiamo a chiedere un punto di PIL per finanziare la scuola pubblica; chiediamo che i soldi pubblici, siano essi fondi europei o nazionali, non siano investiti ancora in digitale o in una fantomatica sinergia con le attività produttive, ma vengano utilizzati per una riduzione significativa del numero di alunni per classe e per il conseguente ampliamento dell’organico docente e ATA: docenti e ATA che devono essere al più presto stabilizzati. 

Non vogliamo rientrare nella scuola miseria che abbiamo conosciuto prima della pandemia, vogliamo una scuola pubblica di qualità, unico vero e reale deterrente alla sua progressiva privatizzazione.

Il giorno 25 gennaio saremo davanti agli Uffici Scolastici regionali e Provinciali e al Ministero a Roma, Bologna, Pisa, Trieste, Firenze, Massa, La Spezia, Napoli, Salerno, Catania, Siracusa e in molte altre città per chiedere:

● riduzione del coefficiente del numero di alunni per classe: massimo 20 alunni e 15 in presenza di alunne/i con disabilità;

● rispetto della capienza delle aule per garantire il “distanziamento” e i parametri previsti per l’edilizia scolastica;

● immediata assunzione dei precari;

● investimenti seri e veloci sull’edilizia scolastica;

● rientro almeno al 50% nelle scuole superiori e del 100% negli altri ordini di scuola;

● tracciamento capillare e diffuso all’interno delle scuole.

INDAGINE DI MERCATO DELLA CITTÀ METROPOLITANA

Comunicato stampa

CITTÀ METROPOLITANA: UN’INDAGINE DI MERCATO INUTILE PER L’EMERGENZA PRESENTE E PERNICIOSA PER IL FUTURO

Leggiamo sull’Albo Pretorio online della Città Metropolitana di Palermo un avviso relativo ad un’indagine di mercato per la ricerca in locazione di “immobili da adibire a sede di istituto superiore di secondo grado”, nell’ambito del territorio di 10 comuni. Dalle tabelle allegate, si evince che la Città Metropolitana è alla ricerca di 37 immobili, di varie quadrature e caratteristiche, di cui 19 nel comune di Palermo. Per il solo comune di Palermo, la quadratura degli immobili ricercati ammonta a oltre 92.000 mq, per un numero complessivo di 475 aule, 253 laboratori e 279 uffici e locali accessori. Considerata la complessità di tale ricerca (gli immobili ricercati devono avere precise e non comuni caratteristiche) e la sua aleatorietà (“l’Amministrazione si riserva il diritto di non stipulare il contratto con alcuno degli offerenti”), dobbiamo escludere che tale indagine possa essere finalizzata al reperimento urgente degli spazi aggiuntivi di cui le scuole hanno bisogno per mettere in atto le misure necessarie alla ripresa delle attività didattiche in presenza e sicurezza. È evidente che, mentre nulla è stato fatto dalla Città Metropolitana (e nulla si sta facendo) per dotare le scuole secondarie di secondo grado del palermitano delle aule aggiuntive di cui c’è urgente bisogno, l’amministrazione della ex Provincia intende incrementare (si raddoppierebbero gli attuali plessi in affitto) la fallimentare e irrazionale politica di affitto di immobili privati per gli istituti scolastici che, oltre a determinare lo sperpero di milioni di euro all’anno a spese della collettività (e ad ingrassare le tasche dei privati), costringe alunn* e personale scolastico a lavorare in strutture non concepite come scuole, spesso – nella realtà concreta – insicure e del tutto inadatte alle attività didattiche.

I Cobas della Scuola di Palermo denunciano con forza tale dissennata politica e la persistente inadempienza della Città Metropolitana rispetto alle sue responsabilità istituzionali nei confronti delle comunità scolastiche che ricadono sotto la sua giurisdizione. L’indagine di mercato promossa dall’amministrazione dell’ex Provincia, con il drammatico fabbisogno insoddisfatto di spazi che certifica, costituisce una vera e propria autodenuncia della sua storica incapacità di far fronte ai propri compiti istituzionali e della sua pervicace volontà politica di persistere nei propri errori. Esiste un consistente patrimonio immobiliare pubblico inutilizzato (ex uffici degli Enti Locali e delle amministrazioni periferiche dello Stato, ex caserme, edifici confiscati alla mafia, ecc.) che potrebbe essere riqualificato, sia per far fronte, con rapidi interventi di adattamento, all’attuale emergenza da pandemia sia, in prospettiva, per intraprendere un grande piano di medio termine di investimenti che, adeguando alla normativa sull’edilizia scolastica la grande quantità di edifici di proprietà pubblica già esistenti, punti a soddisfare stabilmente il fabbisogno edilizio delle scuola e faccia uscire le scuole superiori del palermitano dal paradosso di una “emergenza” edilizia cronica, senza ricorrere all’oneroso affitto di immobili privati.

I Cobas della Scuola di Palermo chiedono alle autorità competenti per territorio (al Prefetto, ai comuni, all’USR, all’Amministrazione Regionale), di unirsi in un fattivo sforzo comune, per promuovere il massiccio piano di investimenti di edilizia scolastica di cui la scuola della provincia di Palermo ha un vitale bisogno, per assicurare finalmente il diritto allo studio e alla sicurezza delle migliaia di alunn* e di lavoratrici e lavoratori della scuola. Le risorse per la realizzazione di questo piano, ormai indifferibile, possono attingersi dai finanziamenti “ordinari” dei fondi strutturali europei e, oggi, anche dai finanziamenti straordinari che arriveranno, a partire dal prossimo anno, dall’UE. Finanziamenti che, del resto, sono destinati ad investimenti per la salute, per la sicurezza, per il rilancio dell’economia: offrire alle comunità educanti edifici scolastici sicuri e funzionanti risponde pienamente anche a tutte queste finalità.

Cobas Scuola Palermo

I COBAS CONTRO IL TAGLIO AL NUMERO DELLE CLASSI E PER UN RITORNO A SCUOLA IN SICUREZZA

Ottima riuscita della giornata di lotta indeta per mercoledì 27 maggio 2020 dal Coordinamento regionale dei Cobas scuola della Sicilia.

Davanti agli ex provveditorati agli studi di Catania, Palermo e Siracusa, i Cobas hanno tenuto dei sit-in a cui hanno partecipato solo alcune persone in osservanza della normativa emergenziale vigente anche sulle manifestazioni. Ai direttori degli Ambiti Territoriali è stato consegnato il documento nel quale i Cobas spiegano le ragioni dell’iniziativa.

Ecco alcuni dei numerosi servizi tv e stampa dedicati alla nostra giornata di lotta:

TG RAI SICILIA ore 14:00 del 27.5.2020

TG di Futura press

TG Tris Siracusa

TG di Video Regione intervista a Nino De Cristofaro Cobas scuola CT

Articolo de La Sicilia

AZZOLINA CONTRO LE “CLASSI POLLAIO”? MA IL MINISTERO CONTINUA COI TAGLI

LA MINISTRA DICE DI VOLER ELIMINARE LE “CLASSI POLLAIO”

MA INTANTO IL MINISTERO TAGLIA LE CLASSI

Da diverso tempo la Ministra Azzolina approfitta di ogni occasione pubblica per dichiarare la propria contrarietà alle “classi pollaio” e la sua disponibilità a eliminarle.

Nell’attuale contesto emergenziale la situazione assume connotati ulteriormente preoccupanti, derivanti dalla necessità ineliminabile di quel “distanziamento” che è considerato l’unico presupposto sicuro per impedire il diffondersi del contagio da coronavirus.

Chiunque conosca le nostre scuole dovrebbe sapere che, nel migliore dei casi, l’ampiezza delle aule – per i nuovi edifici e per attività normali – è parametrata sullo standard massimo di 1,96mq per alunno/a (d.m. Lavori Pubblici del 18/12/1975) e per classi che erano al massimo di 25 alunni/e.

Sciaguratamente, abbiamo assistito nel tempo a un costante incremento del numero di alunni/e per classe, che oggi potrebbero arrivare fino a 31 (d.i. sugli organici per l’a.s. 2019/2020) mentre, ovviamente, le aule non sono state ampliate.

Ebbene, di fronte a questa situazione cosa ci sarebbe da fare? Se ci fosse un minimo di coerenza tra ciò che si dice e quel che si fa, non dovrebbe essere difficile capirlo: diminuire il numero di alunni/e per classe e reperire ulteriore personale e spazi per svolgere la didattica in presenza.

Invece, le scuole stanno ricevendo in questi giorni la comunicazione anche dell’Ambito Territoriale di Palermo (l’ex Provveditorato) avente per oggetto: definizione organico di diritto a.s. 2020/21 – allineamento dati alunni e classi, che nel linguaggio ministeriale significa: visto che non sono previste ripetenze avrete un numero di classi inferiore a quello che era stato previsto nella fase precedente alla pandemia.

Infatti, recitano queste comunicazioni: “tenuto conto che, in virtù del Decreto Legge n. 22 dell’8 aprile 2020, non sono previste ripetenze.[…] È altresì necessario che le SS.LL. modifichino il numero di classi da autorizzare per l’a.s. 2020-2021 in relazione alla consistenza numerica relativa agli alunni come rideterminata”.

E visto che la formazione delle classi avrebbe dovuto anche tenere conto della “serie storica dei tassi di non ammissione alla classe successiva” (art. 16, comma 1, lett. c. del d.P.R. n. 81/2009) risulta evidente – come per altro già minacciato dai Provveditorati attraverso canali diretti – che salteranno molte prime classi della scuola secondaria di I e II grado.

Quindi, invece di consentire la ripartenza della didattica in presenza a settembre con aule meno affollate il Ministero preferisce approfittare dell’occasione per ridurre classi e organici e, nel frattempo, carica su docenti e ATA tutte le difficoltà legate al recupero delle attività che in quest’anno scolastico non si sono potute svolgere per effetto dell’attuale sospensione.

Piuttosto che pensare soltanto a finanziare DaD e attrezzature digitali, costringendo docenti e famiglie a supplire a quanto il Ministero non vuole fare, è necessario ridurre il numero di alunni/e per classe, incrementare l’organico docente e ATA e avviare interventi urgenti di edilizia scolastica sia per ristrutturare l’esistente sia per reperire nuovi spazi.

BASTA PROPAGANDA! LA SCUOLA, COME LA SANITÀ, DOPO ANNI DI TAGLI MILIARDARI, HA BISOGNO DI UN FINANZIAMENTO STRAORDINARIO

CATTEDRE OLTRE LE 18 ORE

Come al solito in questo periodo, cominciano a arrivare notizie dalle varie scuole sull’assegnazione delle cattedre.

Per quanto riguarda in particolare la scuola Secondaria, si continua con l’illegittima costituzione di cattedre extra-large con più di 18 ore.

Abbiamo già diffidato gli UU.SS.RR., gli Ambiti Territoriali e le singole scuole, ma abbiamo notizia di numerose situazioni in cui i dirigenti non hanno applicato la normativa vigente che non rende possibile il superamento del limite delle 18 ore.

Invitiamo tutti i colleghi che venissero a conoscenza di casi analoghi di informarci tempestivamente scrivendo una mail a: cobas.pa@libero.it

Di seguito il testo della diffida

* * *

Al Dirigente Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale

Ai Dirigenti degli Ambiti Territoriali provinciali

Ai Dirigenti Scolastici degli istituti di Istruzione secondaria

LORO SEDI

Oggetto: illegittimità formazione cattedre con oltre 18 ore – Atto stragiudiziale di comunicazione e diffida

Risulta alla scrivente Organizzazione Sindacale che negli organici docenti per l’a.s. 2019/2020 l’Amministrazione Scolastica ha provveduto a formare cattedre, di alcune classi di concorso, con oltre 18 ore di insegnamento settimanali.

Le SS.LL. sono a conoscenza che tale pratica è assolutamente illegittima. Infatti, è notorio che senza l’assenso dell’interessato/a non è possibile lo svolgimento di ore di lezione oltre quelle contrattualmente previste che per i docenti delle scuole e istituti di istruzione secondaria sono determinate in 18 ore settimanali. Infatti, l’articolo 28, comma 5, del CCNL del Comparto Scuola 2006/2009 (vigente ai sensi dell’art. 1, comma 10, CCNL 2016/2018) definisce in modo univoco, e senza eccezioni di sorta, in 18 ore settimanali l’orario di insegnamento dei docenti:“L’attività di insegnamento si svolge … in 18 ore settimanali nelle scuole e istituti di istruzione secondaria ed artistica, distribuite in non meno di cinque giornate settimanali.”Lo stesso articolo 28, al comma 6, precisa che: “negli istituti e scuole di istruzione secondaria, ivi compresi i licei artistici e gli istituti d’arte, i docenti, il cui orario di cattedra sia inferiore alle 18 ore settimanali, sono tenuti al completamento dell’orario di insegnamento da realizzarsi mediante la copertura di ore di insegnamento disponibili in classi collaterali non utilizzate per la costituzione di cattedre orario, in interventi didattici ed educativi integrativi, con particolare riguardo per la scuola dell’obbligo, alle finalità indicate al comma 2, nonché mediante l’utilizzazione in eventuali supplenze e, in mancanza, rimanendo a disposizione anche per attività parascolastiche ed interscolastiche”.

Dalle norme pattizie citate risulta quindi, in modo evidente ed inconfutabile, che l’orario obbligatorio di cattedra nelle scuole secondarie non può superare le 18 ore settimanali. Si noti, a tale riguardo che l’articolo 22 della legge n. 448/2001 (la c.d. finanziaria 2002) ribadiva in modo esplicito lo stesso concetto, ovverosia che l’orario di insegnamento oltre l’orario di lavoro stabilito dai contratti di lavoro collettivi, può essere attribuito soltanto con il consenso degli insegnanti: “nel rispetto dell’orario di lavoro definito dai contratti collettivi vigenti, i dirigenti scolastici attribuiscono ai docenti in servizio nell’istituzione scolastica, prioritariamente e con il loro consenso, le frazioni inferiori a quelle stabilite contrattualmente come ore aggiuntive di insegnamento oltre l’orario d’obbligo fino ad un massimo di 24 ore settimanali”. Tale eventualità è quindi possibile (ore eccedenti oltre le 18 settimanali) solo previo consenso da parte dell’interessato/a, e solo nel caso in cui residuino ore non assegnate quali spezzoni.

Si aggiunga che nemmeno l’art. 35, comma 1, della l. n. 289/2003 prevedeva la possibilità di superare il limite dell’orario obbligatorio di 18 ore. La norma, infatti, recita che “le cattedre costituite con orario inferiore all’orario obbligatorio d’insegnamento dei docenti, definito dal contratto collettivo nazionale di lavoro, sono ricondotte a 18 ore settimanali, anche mediante l’individuazione di moduli organizzativi diversi da quelli previsti dai decreti costitutivi delle cattedre, salvaguardando l’unitarietà d’insegnamento di ciascuna disciplina e con particolare attenzione alle aree delle zone montane e delle isole minori.”Le cattedre “sono ricondotte a 18 ore settimanali”, ma neanche questa norma prevede il superamento di detto limite.

L’art. 19 del d.P.R. n. 81 del 20 marzo 2009 (GU n. 151 del 2 luglio 2009), recante “Norme per la riorganizzazione della rete scolastica e il razionale ed efficace utilizzo delle risorse umane della scuola”, ha innovato la materia solo con la eliminazione della cosiddetta “clausola di salvaguardia”, ma anch’esso non ha previsto, la possibilità di superare il limite delle 18 ore settimanali e testualmente al comma 4 ribadisce “I Dirigenti Scolastici … attribuiscono spezzoni orario fino a 6 ore ai docenti in servizio nell’istituzione, con il loro consenso, fino ad un massimo di 24 ore settimanali”.

Anche se, la Nota MIUR prot. n. 422 del 18/3/2019 prevede che: “Per garantire l’unitarietà dell’insegnamento di una disciplina all’interno della stessa sezione possono essere costituite cattedre superiori alle 18 ore…”, è opportuno ribadire che questa eventualità non è legittimata da alcuna norma vigente, tanto che, l’ancor più recente Nota MIUR n. 38905 del 28/8/2019, conferma – inevitabilmente – che gli spezzoni oltre le 18 ore possono essere attribuiti, solo con il loro consenso, ai docenti in servizio nella scuola medesima”.

Dunque l’obbligo di completamento della cattedra è fissato da tutte le norme (non dalle Note!) sino alle 18 ore di insegnamento, e non oltre. Nessuna norma prevede la costituzione di cattedre oltre le 18 ore senza il consenso del docente, e solo con le procedure già richiamate in ordine all’assegnazione di ore eccedenti da parte dei Dirigenti Scolastici.

Con la costituzione di cattedre oltre le 18 ore, quindi, è stato violato palesemente il CCNL del Comparto Scuola e il d.P.R. n. 81/2009.

A sostegno di quanto affermato si ricorda che in svariati recenti contenziosi giurisdizionali è stato acclarato univocamente tale assunto e l’Amministrazione Scolastica è stata condannata dai Tribunali del Lavoro per aver illegittimamente costituito cattedre di insegnamento con oltre 18 ore, anche in insegnamenti, quali ad esempio scienze e disegno e storia dell’arte, per i quali i previgenti ordinamenti (previgenti perché non più in vigore) prevedevano la possibilità di costituire cattedre di 20 ore settimanali di insegnamento.

Le illegittime cattedre così costituite provocano e provocheranno un danno grave alle/ai docenti che diventano soprannumerari, a coloro che avrebbero voluto trasferirsi o ottenere l’utilizzazione e/o l’assegnazione su posti che – in questo modo – vengono eliminati.

Ma è un danno anche per coloro a cui vengono assegnate ulteriori classi aggravandone gli impegni e peggiorando la didattica per studentesse e studenti.

Infine, è un danno anche per il personale docente precario che in tal modo vedrà ridursi ulteriormente le ore di insegnamento, cui avrebbe diritto nel prossimo anno scolastico.

Tutto ciò premesso e considerato, e valutato che nessuna norma prevede che sia possibile attribuire una cattedra oltre le diciotto ore settimanali di insegnamento obbligatorie, la scrivente Organizzazione Sindacale COBAS – Comitati di Base della Scuola

DIFFIDA

le SS.LL. in indirizzo per quanto di rispettiva competenza, e chiede che tutte le cattedre composte illegittimamente con oltre 18 ore settimanali di insegnamento siano ricondotte nell’ambito e nel limite delle diciotto ore obbligatorie.

Si segnala che in difetto si valuterà l’opportunità di presentare formale ricorso e patrocinare l’attivazione di ricorsi giurisdizionali da parte delle/dei colleghe/i illegittimamente danneggiati dai Vostri atti.

Rimanendo in attesa di un Vostro urgente e formale riscontro, si coglie l’occasione per porgere cordiali saluti

ORDINANZA DEL TAR SICILIA CONTRO LE PERICOLOSE “CLASSI POLLAIO”

UN’ALTRA IMPORTANTE ORDINANZA DEL TAR SICILIA

CONTRO LE PERICOLOSE “CLASSI POLLAIO”

Il TAR Sicilia con l’ordinanza n. 252/2019 ha riconosciuto quanto da noi sempre sostenuto: l’eccessivo numero di alunni per classe – oltre a non garantire la qualità della didattica – viola la normativa sulla sicurezza e prevenzione antincendio e aggrava i rischi per l’incolumità pubblica.

Ancora una volta, i genitori degli studenti di un istituto superiore della provincia di Palermo, rappresentati e difesi dall’avvocata Mariachiara Garacci, sono stati costretti a impugnare un provvedimento con cui la dirigente scolastica aveva disposto “la formazione, per l’anno scolastico 2018/2019, della classe (omissis) con un numero di alunni, in presenza di disabili, eccedente e in contrasto con le disposizioni normative vigenti”.

Il Tribunale ha acquisito il dato della capienza dell’aula che ospita la classe in questione e ha verificato che questa assicura solamente“una superficie netta per occupante di 1,265 mq.”che quindi “non rispetta i limiti di densità previsti dal d.m. 18 dicembre 1975”che invece prevedono 1,96 mq per alunno nel caso di attività didattiche “normali”.

Tra dicembre 2018 e gennaio 2019 il TAR ha anche richiesto all’istituto dei chiarimenti per quanto riguarda le norme antincendio, ma anche in questo caso “nei chiarimenti resi dall’amministrazione resistente non è stato delineato il puntuale rispetto dell’art. 5 del d.m. 26 agosto 1992”che riguarda l’affollamento previsto dalle norme di prevenzione incendi per l’edilizia scolastica.

Alla luce di queste violazioni della normativa sulla sicurezza e prevenzione antincendio, il Tribunale ha riconosciuto il diritto dei ricorrenti nonché il rischio per l’incolumità degli studenti e del personale che un eventuale ritardo potrebbe determinare e quindi ha ordinato “all’amministrazione resistente di adottare – entro trenta giorni dalla comunicazione della presente ordinanza – le misure idonee a garantire i livelli di sicurezza previsti dalla normativa”e condannato il MIUR al pagamento delle spese.

Come COBAS continueremo a sostenere il diritto alla sicurezza degli alunni e di tutto il personale e invitiamo l’Amministrazione e i dirigenti scolastici a garantire che in tutte le scuole siano rispettate almeno le condizioni essenziali di vivibilità previsti dalla normativa vigente riguardo al numero di alunni per classe e alla capienza delle aule.