L’OSSERVATORIO CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELLE SCUOLE E IL 2 GIUGNO

Comunicato stampa dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole

FESTA DEL 2 GIUGNO

IL NO DELL’OSSERVATORIO NOMS AL CRESCENTE TENTATIVO DI “MILITARIZZAZIONE” DELLE SCUOLE E DELLA SOCIETÀ

Il 2 giugno 2023 sarà l’ennesima occasione per vedere l’esercito nelle nostre strade, una presenza ormai costante sfruttando le molteplici occasioni di anniversari, festività, mostre, eventi sportivi, saloni, festival, ecc. Iniziative a cui, sempre più spesso, si invitano le scuole dei territori a partecipare.

Il 2 giugno assisteremo a parate militari in diverse città e nonostante il giorno di festa, saranno nuovamente coinvolte le scuole; in modo ufficiale il Dipartimento per le risorse umane, finanziarie e strumentali del Ministero Istruzione Merito con circolare del 4/5/2023 prot. 699 ha invitato i Dirigenti scolastici ad inoltrare la propria candidatura per partecipare a Roma alla rivista militare in via dei Fori Imperiali.

Come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole saremo presenti, insieme a molte altre associazioni, a Cagliari (Marina piccola, concentramento ore 16), a Palermo (piazza Vigliena, ore 18), a Verona (piazza Bra, ore 10), a Torino (piazza Vittorio, ore 16) e a Roma (Largo Argentina, ore 10.30) per ribadire ancora una volta che la cultura della guerra deve stare lontana dalle nostre scuole, per ricordare che vogliamo smilitarizzare le nostre scuole e restituire loro il ruolo sociale previsto dalla Costituzione italiana: la scuola è luogo di formazione e crescita delle persone, laboratorio di relazioni di cui l’educazione alla pace è presupposto indispensabile.

Nei giorni scorsi a Gallarate un gruppo di pacifiste/i ha deciso di non restare indifferente e ha mostrato la propria contrarietà in occasione della sfilata della fanfara per il centenario dell’aeronautica militare; sono stati prontamente fermati dalle forze dell’ordine perché chi in tempo di guerra critica la guerra e la cultura della guerra è pericoloso.

Invitiamo le pacifiste e i pacifisti italiane/i a prendere esempio da quanto accaduto a Gallarate e a riprendere azioni nonviolente in occasione delle parate del 2 giugno.


Fuori i militari dalle nostre scuole, fuori la guerra dal nostro futuro!

Roma, 31.5.2023

TUTOR E ORIENTATORE: un’altra “riforma” del PNRR – webinar 26.5.2023

In attesa del nuovo CCNL, che – secondo l’Atto di indirizzo del Governo – dovrà “implementare i sistemi di premialità“disciplinare un sistema strutturato di formazione”“valorizzare il personale, […] il merito e la valutazione del personale […] evitando forma di corresponsione generalizzata dei trattamenti accessori”, il PNRR introduce nuove gerarchie e premialità: oltre al docente “incentivato” e “stabilmente incentivato” da realizzarsi nei prossimi anni, sono stati già catapultati dentro le nostre Scuole il DOCENTE TUTOR e il DOCENTE ORIENTATORE. Ne parliamo insieme

venerdì 26 maggio 2023, ore 17.00

all’indirizzo web: https://meet.goto.com/897313581

TUTOR E ORIENTATORE: un’altra “riforma” del PNRR

Partecipa alla mia riunione da computer, tablet o smartphone.
https://meet.goto.com/897313581

Puoi accedere anche tramite telefono.
Codice accesso: 897-313-581
Italy: +39 0 230 57 81 80

Scarica subito l’app e preparati all’inizio della tua prima riunione:
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NO ALLA MILITARIZZAZIONE DELLA FESTA DELLA REPUBBLICA

O S S E R V A T O R I O C O N T R O

L A M I L I T A R I Z Z A Z I O N E D E L L E S C U O L E

Ai Dirigenti Scolastici

Ai Presidenti dei Consigli di Istituto

Ai docenti e ai genitori

Agli studenti e alle studentesse

In occasione della festa della Repubblica il prossimo 2 giugno, il Dipartimento per lerisorse umane, finanziarie e strumentali del MIM con circolare del 4/5/2023 prot. 699 ha invitato i Dirigenti Scolastici delle istituzioni scolastiche del sistema nazionale di istruzione a inoltrare la propria candidatura per partecipare alla rivista militare in via dei Fori Imperiali a Roma. L’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole, presentato a Roma il 9 marzo 2023 nel corso di una conferenza stampa svoltasi a Montecitorio, sta già da tempo monitorando i rapporti, sempre più stretti, che si stabiliscono tra forze armate e scuole denunciandone l’assoluta incompatibilità. Chiediamo con forza che le scuole intenzionate a partecipare alla rivista militare del 2giugno a Roma ritirino, o non inoltrino, la propria candidatura: il 2 giugno deve rimanere la festa della Repubblica democratica antifascista che ripudia la guerra come strumento di risoluzione dei conflitti internazionali.

Chiediamo che gli studenti, le famiglie e i docenti convinti della necessità di un’educazione alla pace intervengano e risparmino alle loro scuole una giornata che si profila come l’ennesima occasione di contatto tra forze militari e istituti scolastici. In un contesto simile la partecipazione a una sfilata in mezzo alle divise militari finirebbe con il mettere in secondo piano quanto di buono quotidianamente viene portato avanti all’interno dellenostre aule. Siamo fermamente convinti che non sia possibile per docenti, genitori, dirigenti scolastici, studenti e studentesse farsi rappresentanza di tutto il personale scolastico all’interno di una parata militare, e crediamo che far sfilare dei ragazzi e delle ragazze insieme all’esercito, mentre nel cuore dell’Europa assistiamo a una progressiva escalation militare, sia unmessaggio molto pericoloso e in lampante contraddizione con la funzione stessa della scuola.

Come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole crediamo che smilitarizzare le scuole e l’educazione significhi rendere gli spazi scolastici veri luoghi di pace e di accoglienza; allontanare dai processi educativi le derive nazionaliste, i modelli di forza e di violenza e l’irrazionale paura di un “nemico” (interno ed esterno ai confini nazionali) creato ad hoc come capro espiatorio; opporsi al razzismo e al sessismo di cui sono portatori i linguaggi e le pratiche belliche. Smilitarizzare la scuola vuol dire restituirle il ruolo sociale previsto dalla Costituzione italiana come luogo di formazione e crescita delle persone, laboratorio di relazioni di cui l’educazione alla pace è presupposto indispensabile; non contribuire a promuovere presso i nostri studenti e le nostre studentesse la carriera militare in Italia e all’estero come normale sbocco lavorativo per il futuro; rifiutarsi di pensare le forze armate e le forze di sicurezza come risolutive di problematiche che pertengono alla società̀ civile.

Confidiamo dunque che le scuole non partecipino alla parata militare del 2 giugno e, per parte nostra, anche in quella giornata saremo vigili più che mai e continueremo nella nostra opera di denuncia di una deriva che assume giorno dopo giorno contorni semprepiù allarmanti.

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Per seguire e sostenere le iniziative dell’Osservatorio Contro la Militarizzazione delle Scuole:

– Per aderire all’appello: https://forms.gle/JfGKTcs5sFf6L55FA

– Per leggere il testo dell’appello:

https://drive.google.com/file/d/10dxkqtaXA0A4iLnexT4oHQMY2TLUyXYT/view

– Facebook: https://www.facebook.com/profile.php?id=100088851167159

– Instagram: https://instagram.com/osservatorionomili?igshid=YmMyMTA2M2Y=

– Telegram: http://t.me/osservatoriocontromili

– YouTube: https://youtube.com/@osservatorionomilitarizzazione

Ufficio stampa Osservatorio NOMS stampa.osservatorionoms@gmail.com

Nadia Germano + 39 329 776 6435 – Michele Lucivero +39 349 136 3939

Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole

Un 5 maggio davvero strano quello appena trascorso a Palermo; in una piazza i Cobas Scuola in sciopero, manifestano contro l’ennesimo attacco alla scuola pubblica e contro qualsiasi forma di autonomia differenziata; in un’altra piazza le forze armate si mettono in bella mostra per reclutare giovani e studenti.

“Sogna cresci realizza” questo è lo slogan di una mostra statica e dimostrativa di mezzi, equipaggiamenti e dispositivi promozionali allestita dall’Esercito in piazza il 5 maggio a Palermo.
Il volantino distribuito recita “percorso guidato per l’arruolamento” invita i giovani ad intraprendere un percorso di futuro garantito in un territorio, la Sicilia, dove il tasso di abbandono scolastico nel gennaio 2023 si è attestato al 21,2 % e la disoccupazione giovanile al 22,9% con punte che sfiorano il 30 per cento e aumentano i NEET.
Accanto a strumentazioni, paracaduti e mezzi blindati, su un grande tappeto giallo e blu si esibivano uomini e donne dell’esercito simulando combattimenti di arti marziali.
A guardarli con curiosità una classe di scuola primaria, forse appena uscita dal teatro Massimo, dove si svolgeva uno spettacolo/conferenza dal titolo “L’inno svelato” a cui hanno partecipato circa mille ragazzi delle scuole palermitane.
La piéce, portata in scena nell’ambito delle celebrazioni del 162° anniversario dell’Esercito Italiano, è stata realizzata in collaborazione con il Comando Militare Esercito Sicilia e l’Ufficio Scolastico Regionale; a fine spettacolo è stato conferito un premio agli elaborati vincitori del XXVII Concorso Nazionale “TRICOLORE VIVO” e sulla scalinata del teatro Massimo si è esibita la fanfara del 6° Reggimento Bersaglieri.
Non avendo assistito allo spettacolo, possiamo solo immaginare le finalità propagandistiche di questo tipo di evento, l’esaltazione del tricolore, della patria, in perfetta sintonia con quanto avveniva fuori sul tappeto cioè la rappresentazione del compito dell’esercito di protezione e sicurezza che troppo spesso fa dimenticare il vero scopo delle forze armate quello di partecipare a missioni di guerra fornendo truppe, intelligence, e tecnologia sui campi di battaglia.

Purtroppo per le scuole palermitane l’esposizione degli alunni, di tutte le età, a strumenti e dispositivi militari, le visite alle caserme e alle basi militari sono ormai molto frequenti, anche a seguito della sottoscrizione di protocolli tra il Comando militare dell’esercito in Sicilia e l’Ufficio Scolastico Regionale il quale non ritiene necessario aprire una riflessione sull’argomento, in quanto sono i dirigenti scolastici, nella loro autonomia, ad aderire alle attività proposte dall’esercito.
La campagna per il reclutamento condotta dall’esercito diventa sempre più invasiva, l’orientamento svolto a “Orienta Sicilia”, le attività di PCTO svolte in caserma; ma anche incontri con i Bersaglieri all’IC De Amicis- Da Vinci o l’alzabandiera svolto all’ I.C. Capuana per sancire ufficialmente, l’avvio dell’anno scolastico “a sottolineare la sinergia tra scuola e Forze armate, l’una tesa a garantire agli studenti una didattica di pregio, l’altra pronta a trasmettere gli ideali di pace e libertà, fondamentali per saper affrontare le sfide future”, spiega l’Esercito. (Source: Adnkronos).
Questo crescente protagonismo militare nelle scuole è possibile a causa dell’emanazione di circolari di dirigenti poco rispettosi degli organi collegiali e troppo disponibili ad assecondare interessi e sensibilità esterne che nulla hanno a vedere con il ruolo della scuola, luogo di formazione e crescita delle persone, laboratorio di relazioni di cui l’educazione alla pace è sfondo permanente; questo è il ruolo affidato dalla Costituzione alla scuola.

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ASSEMBLEA mercoledì 3 maggio ore 17.00

In preparazione dello SCIOPERO di VENERDÌ 5 MAGGIO 2023 del personale docente e ATA, contro:

  • quiz Invalsi, il sistema di valutazione, basato sui quiz a crocette, che ha effetti retroattivi negativi sulla didattica, standardizza gli insegnamenti, trasforma i docenti in “addestratori ai quiz”, discrimina gli studenti con disabilità;
  • la cosiddetta “didattica delle competenze” addestrative e la formazione incentivata o obbligatoria alla didattica di regime;
  • il nuovo sistema di reclutamento e la carriera dei docenti previsti dalla Leggi n. 79 e n. 142 e qualsiasi ipotesi di recepimento nella parte normativa del CCNL 2019-2021;
  • l’ennesimo ridimensionamento delle scuole che, con il nuovo parametro di 900 alunni, crea istituti ingovernabili, riducendo ulteriormente il personale Ata;
  • qualsiasi forma di autonomia differenziata e la frantumazione regionale del sistema scolastico, di quello sanitario e dei diritti sociali, che devono essere uguali su tutto il territorio nazionale

è convocata una

ASSEMBLEA CITTADINA

del personale docente e ATA

mercoledì 3 maggio ore 17.00-19.30 presso la sede COBAS Scuola
in piazza Unità d’Italia, 11 – PALERMO

Confronto con coloro che hanno a cuore la scuola pubblica su:

1. INVALSI e controllo sulle scuole: RAV, NIV, PdM

2. LIBERTÀ DI INSEGNAMENTO E DIGITALIZZAZIONE

3. PNRR e CCNL: tutor, orientatori, carriera e merito

VENERDÌ 5 maggio SCIOPERO DELLA SCUOLA

I Cobas Scuola scioperano il 5 maggio contro i quiz Invalsi, sistema di valutazione, basato sui quiz a crocette, che ha effetti retroattivi negativi sulla didattica, standardizza gli insegnamenti, trasforma i docenti in “addestratori ai quiz”, discrimina gli studenti con disabilità. La mobilitazione è indetta anche:

  • contro la cosiddetta “didattica delle competenze” addestrative e la formazione incentivata o obbligatoria alla didattica di regime;
  • per una scuola pubblica che punti allo sviluppo degli strumenti cognitivi e dello spirito critico;
  • contro il nuovo sistema di reclutamento e la carriera dei docenti previsti dalla Leggi n. 79 e n. 142 e qualsiasi ipotesi di recepimento nella parte normativa del CCNL 2019-2021;
  • contro l’ennesimo ridimensionamento delle scuole che, con il nuovo parametro di 900 alunni, crea istituti ingovernabili, riducendo ulteriormente il personale Ata;
  • contro qualsiasi forma di autonomia differenziata e la frantumazione regionale del sistema scolastico, di quello sanitario e dei diritti sociali, che devono essere uguali su tutto il territorio nazionale.

VENERDÌ 5 maggio MANIFESTAZIONE a PALERMO

piazza POLITEAMA ore 9.30

DIGITALIZZAZIONE e Piano Scuola 4.0 – Convegno CESP

DIGITALIZZAZIONE e Piano Scuola 4.0

CONSEGUENZE SULLA DIDATTICA E RISCHI SULLA RISERVATEZZA DEI DATI

In questi giorni, le Scuole stanno predisponendo la spesa delle ingenti risorse previste dal Piano Scuola 4.0.

La straordinaria accelerazione dei processi di trasformazione digitale nelle scuole, come previsto dal PNRR, rischia di deprivare ancor di più le scuole della propria autonomia organizzativa e soprattutto didattica, per “inseguire” e attivare procedure automatizzate e “eseguire” decisioni prese altrove e da altri decisori piuttosto che dagli organi collegiali scolastici, unici organi responsabili e competenti sulle scelte didattiche. I finanziamenti del PNRR rischiano di tradursi in una profonda riforma della Scuola introducendo nuove gerarchie tra docenti e inducendo a considerare coincidenti digitalizzazione e innovazione didattica.

Dirigenti, docenti e organi collegiali non hanno il tempo per approfondire e operare scelte didattiche consapevoli e rispettose della libertà di insegnamento che la Costituzione riconosce a ogni docente, di selezionare software e piattaforme più “democratiche”, reiterando quanto è stato fatto in emergenza dal 2020 in poi, cioè affdarsi ai prodotti standardizzati delle multinazionali che rischiano di condizionare pesantemente la didattica e espongono i dati personali di alunni/e e del personale al rischio di un illegittimo “utilizzo” in contesti non più controllabili.

Infatti, a causa delle soluzioni emergenziali adottate nel corso degli ultimi tre anni, le Scuole rischiano anche di non trovarsi a norma con il Codice dell’Amministrazione Digitale ed in contrasto col Regolamento generale per la protezione dei dati personali – GDPR 2016/679.

Considerata la situazione, riteniamo sia indispensabile aprire un confronto su quali siano le alternative praticabili in grado di non condizionare automaticamente la didattica e di tutelare effcacemente i dati di alunni/e e docenti, anche alla luce di esperienze pluriennali, come quella della provincia autonoma di Bolzano, che ha dotato le scuole di lingua italiana – grazie al Progetto FUSS – di un modello di condivisione basato sul software libero, in grado di accelerare il processo di innovazione tecnologica e – nello stesso tempo – consentire ai/lle docenti di realizzare le proprie scelte didattiche e garantire la sicurezza dei nostri dati secondo il GDPR e nel rispetto del CAD.

Su questi argomenti – col Centro Studi per la Scuola Pubblica CESP – abbiamo organizzato il CONVEGNO

MERITO, STANDARDIZZAZIONE, DIGITALIZZAZIONE

dove va la Scuola italiana

giovedì 4 maggio 2023 – ore 8.30/14.00
IISS “G. Damiani Almeyda – F. Crispi” – largo Mineo (ex piazza Campolo) PALERMO

partecipazione gratuita, iscrizioni: https://cobasscuolapalermo.com/iscrizione-convegno-cesp-palermo-4-maggio-2023/

Il personale Docente e ATA fruisce dei permessi retribuiti previsti dall’art. 64 del CCNL 2006/2009.
Chi risiede in altri comuni può partecipare a distanza, il link alla videoconferenza sarà inviato entro il giorno 3 maggio.

CONVEGNO CESP – PALERMO 4 maggio 2023

IL MODULO DI ISCRIZIONE AL CONVEGNO

LA LOCANDINA DEL CONVEGNO

IL MODELLO PER LA RICHIESTA DI ESONERO

Metodologia “debate” per il 25 aprile!

Come è possibile che una scuola non si ponga il problema di come una propria iniziativa didattica si inserisca nel contesto storico-politico nel quale viene immessa?
E’ questa la domanda drammatica ed è questo ciò che è successo al Liceo di Aulla, in una scuola che ha fatto dell’adesione alla metodologia didattica del “debate” uno dei suoi cavalli di battaglia: due squadre di ragazzi devono discutere (indipendentemente dal loro personale pensiero) di una problematica data e vince la squadra che saprà argomentare meglio, seguendo alcune regole che vengono insegnate agli studenti. Qualcosa ci sarebbe anche da dire su questa metodologia così gettonata, in cui i ragazzi, per avere un voto nella gara, devono solo mettere in mostra abilità dialettiche, come se si fosse a una scuola di “politici da TV”, capaci di dire tutto e il contrario di tutto, l’importante è persuadere il pubblico presente, così come qui è importante vincere le gare provinciali, regionali e nazionali che daranno prestigio alla scuola.
Un “debate” senza valori, basato sul pensiero dicotomico così caro al neoliberismo.
La vicenda del liceo di Aulla mostra drammaticamente che la scuola pubblica italiana è stata sopraffatta da un’ideologia neoliberale di cui sono responsabili tutti, destra e sinistra, anche quella certa sinistra che oggi grida al revisionismo storico e che forse farebbe meglio a riflettere sulle politiche neoliberali che ha messo in essere.
Questa volta gli studenti avrebbero dovuto dibattere sul tema del 25 aprile: “Noi riteniamo che non sia più opportuno che il 25 aprile venga celebrato come festività nazionale” e la scuola è stata attaccata per revisionismo storico, se non per prossimità con le dichiarazioni di diversi esponenti dell’attuale governo.
Al liceo Leopardi di Aulla non è andata in scena una operazione revisionista, di questo va dato atto, ma si è palesata la miseria in cui è caduta la scuola italiana, qualcosa che sarebbe potuto succedere ovunque; una scuola tutta concentrata su se stessa, sulle metodologie, sui suoi risultati visibili e misurabili (meglio se in concorrenza con altre scuole) e incredibilmente incapace di prevedere che un dibattito di questo tipo si sarebbe inserito nel clima politico del paese, dove per la prima volta abbiamo una presidente del consiglio proveniente dalla storia politica del fascismo, dove il presidente del Senato mette pubblicamente in discussione il valore antifascista del 25 aprile. Non ha riflettuto la scuola su come tale iniziativa sarebbe stata accolta entusiasticamente dai veri revisionisti?
Ancora più grave che questa inopportunità, questa superficialità si manifesti in un territorio come la Lunigiana, sulla Linea Gotica, dove i fascisti insieme ai nazisti si macchiarono di crimini orribili, dove vivono i discendenti di donne e uomini inermi che furono trucidati a centinaia nelle nostre piazze, nei nostri campi, nelle nostre stalle. E ancora: come è possibile che si svolga un’iniziativa con un titolo così doloroso nelle sale pubbliche del Consiglio Comunale?
E’ una scuola che sembra avere smarrito la propria funzione sociale primaria, una scuola che fa della metodologia a scapito dei contenuti il proprio fulcro e che in modo così sconcertante perde il senso della realtà. E invece, nonostante la scuola sia travolta dalla cultura del progetto e della superficialità, è ancora un presidio vivo e pulsante nella società italiana e le sue azioni e scelte vengono giustamente giudicate dalla collettività.
Prima di rincorrere premi e metodologie di cui ci si può anche innamorare, la scuola ha il compito primario di essere un presidio di cultura, di formazione civica per gli studenti e le studentesse, e non può, non deve sottovalutare il peso che, nonostante tutto, viene ad essa conferita dalla comunità in cui è inserita.
Parlare di antifascismo è un dovere per i docenti italiani, e derubricare questo dibattito a “tecnica retorica” è una non lieve disattenzione e sottovalutazione, anche didattica; che sarebbe successo se la squadra contraria alla ricorrenza avesse vinto la gara? Non è sempre tutto uguale, non ci sono solo le “metodologie didattiche”, ci sono i valori che la scuola pubblica deve incarnare e saper trasmettere.
Confidiamo che in queste ore il Liceo di Aulla abbia deciso di annullare l’iniziativa in questione ed invitiamo i colleghi di ogni scuola italiana ad aprire una seria riflessione sulla funzione sociale della scuola, in modo da evitare che sia poi la realtà a dare lezioni di questo tipo.
Massa Carrara, 22 aprile 2023
Per i COBAS SCUOLA Prof.ssa Serena Tusini

PNRR – LINEE GUIDA PER L’ORIENTAMENTO. Riflessioni e modello di mozione

DisorientatiAlcune riflessioni dei Cobas sulle Linee guida per l’orientamento.

Le Linee guida per l’orientamento del MIM (d.m. n. 328/2022, c.m. n. 958/2023 e d.m. n. 63/2023) si inseriscono nel quadro di ristrutturazione della Scuola previsto dal PNRR e si collegano alle riforme degli istituti tecnici e dei professionali, del reclutamento e della formazione dei docenti, al Piano Scuola 4.0. Tutte misure coerenti tra loro, con l’obiettivo, apertamente dichiarato, di rendere la scuola maggiormente funzionale al mercato del lavoro.

Orientarsi per cosa? Per “facilitare la conoscenza di sé, del contesto formativo, occupazionale, sociale culturale ed economico di riferimento, delle strategie messe in atto per relazionarsi ed interagire in tali realtà”(..) Nei percorsi di istruzione secondaria l’orientamento efficace (…) esige un più forte accento sullo sviluppo delle competenze di base e di quelle trasversali (…) fondamentali anche per promuovere l’imprenditorialità giovanile (…) e l’innalzamento dei livelli di apprendimento in ambito lavorativo; (…) una più stretta integrazione fra l’istruzione, la formazione professionale, l’istruzione superiore, l’università e le imprese”. A tali scopi dal prossimo anno scolastico le scuole medie e le superiori dovranno attivare per gli studenti dei moduli di orientamento formativo, ovvero pacchetti di attività di almeno 30 ore annue anche extra-curricolari. Tali moduli potranno essere gestiti anche dalle imprese, che così potranno ulteriormente inserirsi nel sistema scolastico. 

Gli studenti liceali saranno orientati rispetto alla scelta di un percorso di studi universitari, con una particolare enfasi verso la promozione delle discipline tecniche, ovvero quelle di più immediata applicazione professionale. Per gli studenti di professionali e tecnici, invece, il fine è “migliore l’efficacia dei percorsi orientativi, per cui i moduli curriculari di orientamento formativo nelle classi terze, quarte e quinte sono integrati con i PCTO”. La recente riforma di questi istituti già prevede che le imprese partecipino attivamente alla pianificazione dell’offerta didattica delle scuole. Ora con l’orientamento avranno a disposizione un discreto monte ore annuo in cui disporre degli studenti indirizzando le loro scelte. Si aggrava così il solco tra le scuole per chi prosegue gli studi e quelle per chi deve andare a lavorare prima possibile. Per questo motivo nelle Linee guida viene anche predisposto lo strumento che dovrà accompagnare gli alunni durante la loro carriera scolastica, l’E-Portfolioche rafforza il già discutibile “curriculum dello studente”. Ha il compito di fornire un quadro unitario del percorso scolastico di ogni alunno, dei suoi punti di forza e debolezza in modo da orientarne la scelta del percorso formativo. Lo studente sarà tenuto, con l’aiuto di un docente-tutor, a redigere negli anni il suo E-Portfolio fornendo una panoramica sintetica di quel che ha da offrire, evidenziando, oltre alle immancabili competenze digitali, “le più importanti prove di una trasformazione di sé, delle relazioni con la cultura, il sociale, gli altri e il mondo esterno, a partire dal mondo del lavoro e del terzo settore”.

Ma l’inserimento dei moduli di orientamento formativo nell’offerta didattica e la schedatura degli studenti tramite l’E-Portfolio non possono realizzarsi senza il contributo dei docenti. Per questo sono previsti docenti formati e motivati. Tale formulazione, degna del peggior stage motivazionale, non può che risultare offensiva per tutta la categoria se si considera la miseria retributiva in cui versa (tra gli stipendi più bassi d’Europa), l’abuso del precariato (per cui l’Italia è stata condannata dalla corte di giustizia dell’UE) e le classi–pollaio. La formazione sarà gestita dalla nascente Scuola di Alta Formazione, che verrà finanziata con l’esubero di circa diecimila docenti, motivato dal calo demografico. In pratica, di fronte alla possibilità di ridurre il numero di studenti per classe, a parità di costi, il governo ha invece scelto di diminuire gli insegnanti. Il tutto per finanziare una scuola che ci spiegherà come essere motivati.

L’ipocrisia di fondo di queste linee guida sta nell’affermare che far partecipare il privato alla costruzione delle scelte di vita degli studenti sia qualcosa che va a vantaggio di questi ultimi. In realtà si tende verso una scuola marcatamente classista, assoggettata ai fini imprenditoriali di ricerca del profitto. Le imprese potranno usufruire della scuola come un grande bacino di arruolamento e formazione di forza lavoro, scaricando i costi sulla collettività. Dire il contrario significa non rendersi conto che in Italia gli under 30 percepiscono salari tra i più bassi d’Europa (solo la Romania fa peggio di noi). Significa non vedere i due milioni di giovani espatriati all’estero in cerca di un futuro migliore, molti dei quali laureati. Significa dimenticarsi dell’inaccettabile numero di morti sul lavoro in questo paese, nelle cui fila negli ultimi anni si sono aggiunti anche gli studenti coinvolti in PCTO.

Come lavoratori della scuola abbiamo il dovere di opporci a tutto questo all’interno degli organi collegiali e di rifiutare di assumere il ruolo di orientatore o di tutor, anziché affannarci per adattarci all’ennesima irricevibile circolare ministeriale.

Francesco Pensabene (Cobas Padova)

* * *

Per i prossimi collegi docenti che sono chiamati a esprimersi sui tutor per l’orientamento i COBAS Tuscia hanno elaborato un primo modello di mozione che mettono a disposizione:

MOZIONE DEL COLLEGIO DOCENTI DEL….. DEL… 2023

Il decreto Ministeriale n. 63 e la circolare prot. 958 del 5 aprile 2023, prevedono che le scuole a partire dal 17 aprile 2023 individuino le figure dei docenti tutor e orientatori interni, da attivare dall’a.s. 2023/2024. 

Questo provvedimento è, come si legge nella normativa, legato ai fondi del PNRR.

Il collegio docenti del…. , riunitosi in data…. 2023

DICHIARA

la propria indisponibilità a ricoprire i ruoli richiesti dalla normativa citata

per le seguenti motivazioni: 

  • le figure di tutor e orientatore rientrano all’interno di quel processo di presunta valorizzazione dei docenti che, così come istituito dalle ultime normative, mina l’unità del collegio docenti introducendo la logica della competitività tra docenti in un ambiente, la scuola appunto, che invece, in una società sempre più complessa, richiede forme di collaborazione e continuo confronto tra docenti. La scelta di svolgere queste funzioni, per ora volontaria, potrebbe essere inserita nel contratto e diventare obbligatoria, cosa per la quale il collegio esprime profonda preoccupazione e dissenso;
  • le figure di tutor e orientatore, in nome di presunte competenze, interverranno nel lavoro dei colleghi minando la libertà di insegnamento e di valutazione e intervenendo nel rapporto con gli alunni assumendo parte dei compiti già previsti dalla funzione docente (orientamento, valutazione, personalizzazione dei percorsi, ecc.);
  • le figure tutor e orientatore, in nome di presunte competenze, delegittimano il ruolo dei consigli di classe che risulterebbero esautorati dal compito di valutare l’andamento scolastico dei ragazzi, modularne i percorsi, valutarne le esperienza extracurriculari, promuovere le opportune esperienze calibrate sul singolo e la classe, combattere l’insuccesso scolastico, favorire l’accesso alle opportunità formative, promuovere la continuità con altri cicli di istruzione, ecc.;
  • le figure di tutor e orientatore mutano, inoltre, notevolmente il ruolo dell’insegnante, trasformando i docenti in orientatori, certificatori di competenze, “psicologi”, valorizzatori, consiglieri alle famiglie, ecc.;
  • le figure di tutor e orientatore, mutano il ruolo della scuola trasformandola sempre più in luogo di accudimento, baysitteraggio, con compiti deresponsabilizzanti sia verso le famiglie sia verso gli adolescenti, una scuola come servizio e non come istituzione volta all’istruzione e alla formazione culturale e sociale degli individui; 
  • infine, quello del docente tutor e del docente orientatore, sono incarichi sottopagati, come sempre nella scuola. Sono stati calcolati, infatti, 6-7 euro l’ora netti (il lavoro di tutor prevede la “cura” di 30/50 studenti), meno delle attività funzionali (che da FIS vengono pagate 17,50 €, già una miseria) fatto che svaluta ancora di più la nostra professionalità mostrando la considerazione che al Ministero hanno del nostro ruolo. 

Presenti: ……………….

Astenuti: ……………….

Favorevoli: ……………..

Contrari: ……………….

CARTA DOCENTE E PRECARI/E: VINTO ALTRO RICORSO

A seguito di un ricorso promosso dalla sede locale dei COBAS Scuola, col patrocinio dell’avv. Giuseppe Nobile, il Tribunale di Cagliari – Sezione Lavoro con sentenza n. 471 del 30.3.2023 ha riconosciuto il diritto rivendicato dai ricorrenti – docenti precari – all’erogazione della Carta elettronica per l’aggiornamento e la formazione di cui all’art. 1 comma 121 della l. n. 107/2015 condannando il Ministero dell’Istruzione ad accreditare ad ognuno di loro l’importo di € 500,00 per ogni annualità di servizio svolto. La sentenza si pone in continuità con molte altre pronunce riguardanti lo stesso argomento.

Nella motivazione il Giudice richiama la recente pronuncia della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (Ordinanza causa C-451/21) che ha stabilito che le prescrizioni enunciate nell’accordo quadro CES, UNICE e CEEP sul lavoro a tempo determinato allegato alla Direttiva n. 1999/70/CE, sono applicabili anche ai contratti e ai rapporti di lavoro a tempo determinato conclusi con le amministrazioni e con altri enti del settore pubblico e conformemente all’articolo 1, comma 121 della l. n. 107/2015, il bonus, versato al fine di sostenere la formazione continua dei docenti deve essere considerato come rientrante tra le condizioni di impiego di cui alla clausola 4 dell’accordo quadro e quindi va riconosciuto anche ai precari, che svolgono esattamente le stesse funzioni dei colleghi di ruolo. In buona sostanza la Corte Europea, con pronuncia che, come giustamente osserva il Giudice cagliaritano è vincolante per il Giudice nazionale ha dichiarato che il mancato riconoscimento del bonus ai docenti a tempo determinato precari è discriminatorio, perché in contrasto con la clausola 4 che vieta, appunto, l’applicazione di trattamenti differenziati tra i lavoratori solo per il fatto di avere o meno un contratto a termine.

Accertato il contrasto della normativa nazionale (la l. n. 107 che riserva il beneficio ai soli docenti di ruolo) il Giudice la deve disapplicare nella parte in cui fa riferimento al solo docente di ruolo, perché in contrasto con le norme del diritto eurounitario, che prevalgono sul diritto interno e, di conseguenza, deve riconoscere il diritto anche ai docenti precari, che sono in una condizione del tutto assimilabile a quella dei docenti di ruolo. Su tale ultimo aspetto il Giudice individua il parametro dei 150 giorni di servizio di insegnamento come limite minimo per accedere al bonus perché questa sarebbe la quantità minima richiedibile al docente di ruolo per accedere al beneficio (art. 39 CCNL scuola e art. 4.1 OM 55/1998).

Fatte tali premesse il Tribunale di Cagliari ha condannato il Ministero dell’Istruzione a costituire in favore dei ricorrenti la Carta elettronica con le modalità di cui ai regolamenti vigenti (DPCM 28.11.2016) o con modalità analoghe con accredito delle rispettive somme di € 500,00 per ogni anno di servizio.

Cultura militare sempre più diffusa nelle scuole di ogni ordine e grado, segnalazioni da tutta Italia su incontri ed eventi conoscitivi

L’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole, promosso anche dai Cobas Scuola e dal CESP e presentato a Roma il 9 marzo scorso presso la sala stampa della Camera dei Deputati, continua nella sua attività di monitoraggio dei rapporti, sempre più stretti, tra forze armate e scuole di ogni ordine e grado, denunciandone l’assoluta incompatibilità.

A questo proposito l’Osservatorio in occasione del centenario dell’Aeronautica Militare, che sarà celebrato il 28 marzo prossimo, chiede con forza che le tante scuole purtroppo coinvolte nei festeggiamenti ritirino la loro partecipazione e che le famiglie e i docenti sensibili all’educazione alla pace prendano una netta posizione in tal senso, risparmiando ai loro studenti e studentesse, bambine e bambini una giornata che metterebbe in secondo piano quanto di buono quotidianamente viene portato avanti all’interno delle aule scolastiche

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IL MINISTRO VALDITARA SI DIMETTA

Chiediamo le dimissioni del Ministro Valditara in seguito ai fatti di Firenze

I fatti di Firenze ci fanno inorridire. L’aggressione da parte di Azione Studentesca ai danni degli studenti del Michelangiolo ci riporta indietro verso le pagine più buie della nostra storia recente.  

Si tratta di fatti inaccettabili, da condannare senza riserve. 

Davanti a un episodio di tale gravità il Ministro Valditara, invece di procedere a censurare quanto accaduto e prendere una decisa posizione contro chi agisce ricalcando i metodi squadristi del ventennio, ha pensato bene di contestare la lettera in cui la dirigente scolastica del liceo Da Vinci, Annalisa Savino, ha messo in guardia contro i pericoli derivanti dalle violenze neofasciste definendola un’iniziativa impropria e strumentale. 

Spingendosi oltre, il Ministro ha proceduto addirittura a negare i sempre più evidenti rigurgiti neofascisti che sono quotidianamente sotto lo sguardo di tutti. Un passaggio decisamente imbarazzante. 

Non solo: il ministro dichiara pure di essere pronto a prendere le dovute misure nel caso in cui un tale atteggiamento di denuncia dovesse persistere. Siamo oltre il limite della decenza.

Esprimiamo la nostra solidarietà alla dirigente scolastica Annalisa Savino del liceo Da Vinci e ribadiamo con forza che dentro e fuori dalle nostre scuole nessuno spazio può essere concesso a chi si richiama alla criminale ideologia fascista. Invitiamo tutti e tutte a sottoscrivere la petizione lanciata da priorità alla scuola al seguente link:

http://bit.ly/3YYRO5q

Il silenzio prima e le dichiarazioni poi di Valditara a proposito degli episodi avvenuti a Firenze lo squalificano senza appello e lo rendono ai nostri occhi non idoneo a ricoprire l’incarico di Ministro di una Repubblica nata dalla Resistenza e radicata nell’antifascismo. 

Chiediamo quindi le dimissioni del ministro Valditara

PRESENTAZIONE DELL’OSSERVATORIO CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELLE SCUOLE

Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole

Giovedì 9 marzo alle ore 12.00 presso la Sala stampa di Montecitorio

conferenza stampa per il lancio dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole.

Nei mesi scorsi si è costituito in Italia l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole, in seguito al quale è nato un appello i cui firmatari/e si prefiggono una decisa e costante attività di denuncia di quel processo di militarizzazione delle nostre istituzioni scolastiche già in atto da troppo tempo nel nostro Paese.

Le scuole stanno sempre più diventando terreno di conquista di una ideologia bellicista e di un controllo securitario che si fa spazio attraverso l’intervento diretto delle forze armate (in particolare italiane e statunitensi) declinato in una miriade di iniziative tese a promuovere la carriera militare in Italia e all’estero, e a presentare le forze armate e le forze di sicurezza come risolutive di problematiche che pertengono alla società civile.

Questa invasione di campo vede come protagonisti rappresentanti delle forze militari addirittura in qualità di “docenti”, che tengono lezioni su vari argomenti (dall’inglese affidato a personale NATO a tematiche inerenti la legalità e la Costituzione) e arriva a coinvolgere persino i percorsi di alternanza scuola-lavoro (PCTO) attraverso l’organizzazione di visite a basi militari o caserme. Il tutto suffragato da protocolli di intesa firmati da rappresentanti dell’Esercito con il Ministero dell’Istruzione, gli Uffici Scolastici Regionali e Provinciali e le singole scuole.

Smilitarizzare le scuole e l’educazione vuol dire rendere gli spazi scolastici veri luoghi di pace e di accoglienza, opporsi al razzismo e al sessismo di cui sono portatori i linguaggi e le pratiche belliche, allontanare dai processi educativi le derive nazionaliste, i modelli di forza e di violenza, l’irrazionale paura di un “nemico” (interno ed esterno ai confini nazionali) creato ad hoc come capro espiatorio. Smilitarizzare la scuola vuol dire restituirle il ruolo sociale previsto dalla Costituzione italiana.

L’iniziativa sarà presentata giovedì 9 marzo alle ore 12.00, presso la sala stampa di Montecitorio in Roma. Nel corso dell’incontro sarà reso noto il primo report prodotto dall’attività messa in campo dall’Osservatorio su impulso del CESP (Centro Studi per la Scuola Pubblica), ente promotore nell’ultimo anno di una serie di convegni per denunciare il costante incremento delle spese militari e della circolazione di armi.

Alla conferenza stampa saranno presenti studenti delle scuole superiori insieme a Rosa Siciliano, direttrice editoriale di «Mosaico di Pace», Antonio Mazzeo, docente e Peace Researcher, Angelo d’Orsi, storico e giornalista, già ordinario Università di Torino, Mario Sanguinetti, Cobas Scuola, della Tuscia, Roberta Leoni, docente, Cobas Scuola della Tuscia, Michele Lucivero, giornalista, docente CESP-COBAS Scuola Bari.

Contatti e sottoscrizione appello:

osservatorionomili@gmail.com

Pagina Facebook: osservatoriocontrolamilitarizzazionedellescuole

Primi/e firmatari/e

1. Serena Tusini, docente, Cobas Scuola Massa Carrara

2. Ludovico Chianese, docente, Cobas Scuola Napoli

3. Antonio Mazzeo, docente, peace researcher

4. Angelo d’Orsi, storico e giornalista, già ordinario Università di Torino

5. Costanza Margiotta, Priorità alla Scuola

6. Tano D’Amico, fotografo

7. Alex Zanotelli, missionario comboniano

8. Fulvio Vassallo Paleologo, già docente di Diritto di asilo, Università di Palermo, e vice presidente ADIF (Associazione diritti e frontiere)

9. Alessandro Portelli, già ordinario di Letteratura angloamericana, Università di Roma La Sapienza

10. Tomaso Montanari, rettore dell’Università per Stranieri di Siena

11. Donatella Di Cesare, ordinaria di Filosofia teoretica, Università di Roma La Sapienza

12. Lucio Russo, matematico, Università Tor Vergata

13. Carlo Rovelli, fisico e saggista

14. Romano Luperini, critico letterario

15. Geminello Preterossi, filosofo del diritto e della politica

16. Rosa Siciliano, direttrice editoriale di “Mosaico di pace”

17. Giovanni Carosotti, docente

18. Ilenia Badalamenti, docente, Cobas Scuola Pisa

19. Giuseppe Burgio, docente di Pedagogia generale e sociale, Università di Enna “Kore”

20. Sara Conte, docente, Cobas Scuola Grosseto

21. Massimiliano Andretta, associato di Scienza politica, Università di Pisa

22. Anna Angelucci, docente, Roma

23. Stefania Arcara, Dipartimento di Scienze Umanistiche, Università di Catania

24. Rossana Barcellona, docente, Università di Catania

25. Tindaro Bellinvia, ricercatore, Università di Messina

26. Cesare Bermani, storico

27. Barbara Bertani, docente, Reggio Emilia

28. Mauro Biani, disegnatore satirico

29. Marco Bistacchia, C.E.L. di lingua italiana, Università di Pisa

30. Stefano Bufi, docente, Cobas Scuola Molfetta

31. Silvano Cacciari, antropologo, Laboratorio di Cyber Security e Relazioni Internazionali (CIRLab) del Polo Universitario Città di Prato – PIN

32. Enrico Calossi, docente di Relazioni internazionali, Università di Pisa

33. Cristina Cassina, associata di Storia delle dottrine politiche, Università di Pisa

34. Marco Celentano, docente di Etica e di Filosofia morale, Università di Cassino e del Lazio Meridionale

35. Salvatore Cingari, Dipartimento di Scienze umane e sociali internazionali, Università per Stranieri di Perugia

36. Catia Coppo, docente, Cobas Scuola Terni

37. Franco Coppoli, docente, Cobas Scuola Terni

38. Miguel Mellino, associato di Antropologia culturale, Processi identitari e scenari globali, Studi Postcoloniali e Relazioni Interetniche, Università L’Orientale di Napoli

39. Andrea Cozzo, ordinario di Lingua e letteratura greca, Università di Palermo

40. Antonino De Cristofaro, docente, Cobas Scuola Catania

41. Ernesto De Cristofaro, docente presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Catania

42. Fabio de Nardis, ordinario di Sociologia politica, Università di Foggia

43. Giovanni Di Benedetto, saggista e docente liceo Vittorio Emanuele II, Palermo

44. Candida di Franco, docente, Cobas Scuola Palermo

45. Enrico Di Giacomo, giornalista, direttore di Stampalibera.it

46. Salvatore Distefano, presidente Associazione Etnea Studi Storico-Filosofici

47. Gabriella Falcicchio, Dipartimento di Scienze della Formazione, Psicologia, Comunicazione, Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”

48. Giuseppe Follino, docente, Cobas Scuola Grosseto

49. Loredana Fraleone responsabile scuola, università e ricerca, Partito della rifondazione comu-nista-Sinistra europea

50. Elena Gagliasso, docente di Filosofia della Scienza al Dipartimento di Filosofia, Università di Roma La Sapienza

51. Gloria Ghetti, docente, Faenza

52. Marcello Ghilardi, docente di Estetica, Università di Padova

53. Nella Ginatempo, sociologa

54. Salvatore Giuffrida, PO di Geometria, in ritiro, Catania

55. Eric Gobetti, storico del fascismo e della Resistenza

56. Elisabetta Grimani, docente di lettere, Cobas Scuola Terni

57. Donatella Guarino, docente, Cobas Scuola Napoli

58. Irene Landi, CEL di lingua italiana, Università di Pisa

59. Simona La Spina, docente, Cobas Scuola Catania

60. Rossella La Tempa, redazione “Roars”

61. Roberta Leoni, docente, Cobas Scuola della Tuscia

62. Simona Loddo, docente, Cobas Scuola Cagliari

63. Riccardo Loia, docente, Cobas Scuola Varese

64. Michele Lucivero, docente, giornalista, Cobas Scuola Molfetta

65. Laura Marchetti, docente di Didattica generale all’Università Mediterranea di Reggio Calabria, e docente di Didattica delle culture all’Università degli Studi di Foggia

66. Federico Martino, già ordinario di Storia del diritto italiano, Università di Messina

67. Mina Matteo, docente, Cobas Scuola Lecce

68. Elena Mignosi, docente di Pedagogia generale sociale, Università di Palermo

69. Paolo Missiroli, docente, Faenza

70. Teresa Modafferi, Cobas Scuola Catania

71. Federico Oliveri, ricercatore senior presso il Centro interdisciplinare “Scienze per la Pace” dell’Università di Pisa

72. Fausto Pascali, docente, Cobas Scuola Pisa

73. Lorenzo Perrona, docente, Cobas Scuola Siracusa

74. Valentina Petillo, docente, Cobas Scuola Napoli

75. Gianni Piazza, docente, Università di Catania

76. Antonio Pioletti, professore emerito, Università di Catania

77. Renata Puleo, “NiNaNd@”

78. Giuseppe Restifo, storico, ricercatore indipendente

79. Onofrio Romano, Sociologia dei mutamenti, Università Roma Tre

80. Cristina Ronchieri, docente, Cobas Scuola Massa Carrara

81. Citto Sajia, critico cinematografico, già docente Università di Messina

82. Mario Sanguinetti, Cobas Scuola della Tuscia

83. Giuseppe Saraceno, docente, Cobas Scuola Pisa

84. Felice Scalia, gesuita

85. Attilio Scuderi, docente, Università di Catania

86. Mariella Setzu, insegnante in pensione, Cobas Scuola Cagliari

87. Alessandro Simoncini, Dipartimento di scienze umane e sociali internazionali,

88. Università per Stranieri di Perugia

89. Alessandro Somma, ordinario di Diritto comparato, Università di Roma La Sapienza

90. Matteo Vescovi, docente, Bologna

91. Viviana Vigneri, docente, Lecce

CONVEGNO CESP PALERMO 22 MARZO 2023

IL MODULO DI ISCRIZIONE AL CONVEGNO

LA LOCANDINA DEL CONVEGNO

IL MODELLO PER LA RICHIESTA DI ESONERO