Il 19 novembre 2009 è stato approvato il DL 134/09 definito spudoratamente “salva-precari” della scuola.
Il discutibile DL 134/09, promulgato dal governo per tamponare gli effetti nefasti della legge 133/08 nei confronti dei precari della scuola pubblica, è stato trasformato dalla camera dei deputati in un decreto omnibus “ammazza-sentenze” composto da decine di commi che da una parte non concedono nulla ai precari della scuola, senza veri ammortizzatori sociali, mentre dall’altra intervengono per annullare le sentenze dei tribunali amministrativi.
Per quanto riguarda i contratti di disponibilità, che dovrebbero “salvare” i precari della scuola, il provvedimento è per questi lavoratori una presa per i fondelli.
Il decreto, infatti, “concede” un piccolo prolungamento dell’indennità di disoccupazione (di cui già i lavoratori beneficiano) a coloro che hanno usufruito di una supplenza lo scorso a.s. di almeno 180 giorni, e dà il contentino dei punteggi nelle graduatorie (che i lavoratori avrebbero comunque maturato con le supplenze brevi) in cambio della disponibilità incondizionata ad accettare qualsiasi supplenza breve (anche di pochi giorni) nei luoghi più sperduti della propria provincia, pena la perdita di tutti i “benefici” di cui sopra in caso di rifiuto. Si tratta di un provvedimento incostituzionale perché ne beneficiano circa 21.000 docenti su 298.000 iscritti nelle graduatorie ad esaurimento, e viene creata una graduatoria distrettuale che, di fatto, rende inutile le graduatorie d’Istituto.
Un provvedimento che vede la contrarietà dei COBAS e della quasi totalità dei precari della scuola abilitati ed iscritti nelle graduatorie di circolo e d’istituto. Un provvedimento già impugnato da più parti e che non darà, di fatto, alcun beneficio a chi ne dovrebbe usufruire.
I nostri parlamentari, sfruttando la ghiotta occasione fornita dal DL 134/09, hanno pensato bene, inoltre, di utilizzare il provvedimento per evitare, senza di fatto riuscirci, l’invio del Commissario ad acta in sostituzione del Ministro Gelmini che, dopo aver perso una marea di ricorsi amministrativi per l’inserimento dei precari “a pettine” anziché “in coda”, si è rifiutata di eseguire per tre mesi le sentenze del TAR del Lazio e del Consiglio di Stato, esasperando ulteriormente i precari in particolare quelli meridionali, i maggiormente colpiti dai tagli decisi dal governo. Un provvedimento incostituzionale perché approvato per avere effetti retroattivi rispetto alle sentenze, e già sotto la lente di ingradimento degli avvocati che lo vogliono impugnare davanti la Corte Costituzionale, con ottime possibilità di successo e conseguente danno erariale per lo Stato.
Per i motivi di cui sopra i COBAS invitano i lavoratori della scuola docenti e Ata precari e di ruolo a continuare, ed a incrementare, le iniziative di lotta nei territori in difesa di una scuola pubblica sotto attacco da diversi anni con provvedimenti incostituzionali, illegali ed autoritari.
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