Lo scorso 6 agosto è stata siglata un’intesa biennale tra il Miur e il governo regionale siciliano finalizzata alla realizzazione di interventi integrati per garantire il successo scolastico con particolare attenzione a tutte le categorie a rischio di marginalità sociale.
Nell’accordo si prevede l’assegnazione di personale aggiuntivo alle scuole che sarà utilizzato in attività progettuali rivolte agli alunni a rischio di marginalità sociale e per sostenere l’innalzamento della qualità dell’offerta formativa, attraverso il miglioramento dell’insegnamento della matematica, delle scienze, della tecnologia e della lettura.
I posti disponibili sono 300 per il personale ATA, circa 700 per i docenti di sostegno e circa 1000 per i docenti su posto comune, per un totale di circa 2000 lavoratori, che abbiano prestato servizio nell’anno scolastico 2008/2009 e che saranno individuati utilizzando le graduatorie ad esaurimento e permanenti. Il Miur riconoscerà il servizio prestato a questi lavoratori e il conseguente punteggio ai fini delle Gae. I soldi per coprire l’operazione saranno presi dai fondi POR e PON.
Dunque, il governo nazionale taglia e quello regionale ci mette una pezzuola che copre a malapena una porzione del buco.
Vedremo le modalità di attuazione dell’intesa (le scuole che avranno la dotazione di organico, l’individuazione dei precari da assumere, il lavoro che dovranno svolgere, le retribuzioni) ma già da ora possiamo dire che sicuramente passerà qualche mese prima che le scuole potranno richiedere questo personale e quindi la loro funzione ne sarà sicuramente depotenziata.
Non ci aspettavamo molto di più dall’istituzione regionale, i cui partiti che la dirigono sono gli stessi che a livello nazionale hanno promosso i licenziamenti di decine di migliaia di persone (e altrettanto avverrà nei prossimi due anni scolastici).
Ciò, ovviamente, non ci mette il cuore in pace, anzi ci conferma nella convinzione che solo le decise mobilitazioni unitarie, dei lavoratori della scuola, degli studenti e dei cittadini che tengono alle sorti della scuola pubblica possono invertire il percorso delle deleterie politiche in materia di istruzione che da più di un decennio guizzano in Italia.
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