Si è svolto il 9 ottobre l’incontro tra una delegazione COBAS e il sottosegretario Giuseppe De Cristofaro e i/le suoi/e collaboratori/trici. L’incontro è durato un paio d’ore, utilizzate soprattutto da noi per esporre tutto il quadro delle criticità e delle conflittualità nella scuola.
Il sottosegretario si è impegnato a proseguire un’interlocuzione costante con i COBAS, sia sulle problematiche generali sia sui temi più specifici, sui quali ha rimandato gli approfondimenti a successivi incontri tecnici con i funzionari addetti a seguire più dettagliatamente le questioni da noi sollevate. Di seguito la scheda che abbiamo consegnato al MIUR sul
RIENTRO DOCENTI IMMESSI IN RUOLO FUORI SEDE, l. n. 107/2015 “Buona Scuola”
La legge 107/2015 ha previsto un piano nazionale di assunzione che ha portato molte/i docenti del Sud Italia ad accettare obtorto collo un posto in altre regioni del Centro e Nord Italia. Come hanno stabilito numerose sentenze, il sistema informatico ha destinato le varie docenti attraverso un algoritmo “confuso” che non ha nemmeno rispettato i punteggi e le precedenze giuridicamente previste. Dal 2015 è quindi cresciuto in modo notevole il numero dei docenti immigrati che già da tempo erano immobilizzati al Nord.
Molte/i di queste colleghe/i fuori sede non sono riuscite/i a rientrare né nella provincia di provenienza, e alcune/i nemmeno nella regione, nonostante in questi anni si siano resi disponibili i posti di lavoro. Le clausole dei contratti sulla mobilità hanno previsto poi, per ben due anni (aa.ss. 2017/2018 e 2018/2019), una riserva del 60% dei posti per le immissioni, lasciando ai trasferimenti interprovinciali solo il 30% e il 10% per la mobilità professionale. Con il nuovo contratto triennale “per le immissioni in ruolo autorizzate per ciascun anno scolastico del triennio 2019/20, 2020/21, 2021/22 viene accantonato il cinquanta per cento delle disponibilità determinate al termine dei trasferimenti provinciali”, mentre “le operazioni di mobilità del personale docente, relative alla terza fase, sul restante 50 per cento si realizzano nel triennio di validità del presente contratto secondo le seguenti aliquote: per l’a.s. 2019/20 il 40% delle disponibilità è destinato alla mobilità territoriale interprovinciale e il 10% alla mobilità professionale; per l’a.s. 2020/21 il 30% delle disponibilità è destinato alla mobilità territoriale interprovinciale e il 20% alla mobilità professionale; per l’a.s. 2021/22 il 25% delle disponibilità è destinato alla mobilità territoriale interprovinciale e il 25% alla mobilità professionale”.
Diverse sentenze emanate dai giudici a favore dei docenti fuori sede hanno condannato il MIUR sia per aver adottato un algoritmo indecifrabile i cui esiti erano evidentemente ingiusti e illegittimi, sia perché gli accordi tra MIUR e OO.SS. sanciti dai contratti sulla mobilità sono in contrasto con le norme di legge che prevedono la precedenza dei trasferimenti del personale di ruolo sulle immissioni in ruolo. In particolare l’articolo 470, comma 1 del Testo Unico, d. lgs. n. 297/1994, recita in modo inequivocabile:
“Specifici accordi contrattuali tra le organizzazioni sindacali ed il Ministero della pubblica istruzione definiscono tempi e modalità per il conseguimento dell’equiparazione tra mobilità professionale (passaggi di cattedra e di ruolo) e quella territoriale, nonché per il superamento della ripartizione tra posti riservati alla mobilità da fuori provincia e quelli riservati alle immissioni in ruolo, in modo che queste ultime siano effettuate sui posti residui che rimangono vacanti e disponibili dopo il completamento delle operazioni relative alla mobilità professionale e territoriale in ciascun anno scolastico”. Questa norma viene sistematicamente disattesa da anni dalle norme contrattuali in materia di mobilità, le quali invece prevedono la supremazia delle immissioni in ruolo sui trasferimenti: il che significa che chi non è ancora in ruolo precede nella scelta della sede chi è già di ruolo. Ancora oggi, dopo cinque anni, moltissime/i insegnanti del sud non sono riusciti a rientrare, non solo nella propria provincia, ma addirittura nella propria regione in cui risiedono, lasciando i propri cari per partire a prendere servizio nel centro-nord, e si sa con quale stipendio e quante spese da sostenere. In tutti questi anni, tutti i docenti del sud esiliati, per avere il ruolo, hanno scritto, manifestato, si sono riuniti in gruppi fb, senza ottenere mai nessuna risposta efficace.
Noi facciamo proprie alcune delle proposte dei gruppi dei docenti fuori-sede:
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Azione in autotutela del MIUR: trasformazione immediata di una parte delle cattedre in organico di fatto (attualmente ci sono oltre 67.000 cattedre di sostegno in deroga, più altre 17.000 cattedre di posto comune), da destinare al rientro degli/lle oltre 20.000 docenti “esiliati/e”. Anticipando anche quanto già il ministero è di fatto costretto a fare in applicazione delle sentenze di numerosi Tribunali.
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Trasformare strutturalmente l’organico di fatto in organico di diritto, soprattutto per quanto riguarda i posti di sostegno.
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Aumentare il tempo pieno e il tempo prolungato.
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Aprire i corsi di specializzazione sul sostegno dando la precedenza alle/ai docenti di ruolo ed estendendo il numero delle/dei partecipanti, finora del tutto insufficiente a coprire il fabbisogno.
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Prevedere l’assegnazione provvisoria sui posti di sostegno anche dei docenti senza titolo di specializzazione e senza un anno di servizio su sostegno.
Infine, è necessario avviare un censimento puntuale sulla situazione dell’organico in tutto il territorio nazionale e sulla composizione delle diverse graduatorie, per definire soluzioni effettivamente calibrate sul reale stato di fatto.
PROPOSTE
1. “Nel primario interesse di assegnare con continuità docenti curriculari alla classe nella sua interezza e docenti specializzati agli alunni con disabilità, dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, si dispone la ricollocazione del personale docente sulla base di un riparto nazionale dell’organico di diritto dei posti effettivamente disponibili, consentendo al docente, che ne fa richiesta per l’anno scolastico 2020/2021, il passaggio di titolarità nelle province dove è presente un numero sufficiente di posti in deroga sul sostegno e/o di posti in organico di fatto, nel rispetto di tutte le abilitazioni e delle specializzazioni possedute, tale da soddisfare le richieste pervenute e al contempo trasformare in organico di fatto quei posti lasciati scoperti dagli ex titolari trasferitisi, senza che questo possa in alcun modo determinare docenti soprannumerari”. L’operazione non richiede alcuno stanziamento perché i posti di diritto sarebbero semplicemente ridistribuiti geograficamente tra le diverse province sulla base della reale provenienza dell’insegnante. In questo modo si assicura sia la continuità del docente di ruolo, attualmente titolare al centro nord, ma ogni anno assegnato provvisoriamente nella propria città del sud, sia al docente supplente e precario chiamato a supplire ogni anno il docente mandato in assegnazione provvisoria e che da anni ricopre sempre la stessa supplenza e che per assenza di abilitazione all’insegnamento e/o specializzazione sul sostegno non può comunque passare di ruolo.
2. “Definito il contingente per l’anno scolastico 2020/2021, ed espletate le operazioni dei trasferimenti interprovinciali, dei passaggi di cattedra e delle immissione in ruolo, nel rispetto delle percentuali del contingente di organico di diritto definito per l’anno scolastico 2020/21 e a fronte dei collocamenti a riposo del personale docente, sia per il sostegno che per le classi comuni, si consenta di riassegnare i posti ancora disponibili, su posti collocati in regioni diverse da quelle inizialmente considerate”.
Se in una data regione non ci sono insegnanti specializzati da assumere, non ha senso assegnare organico di diritto su quelle province ed in quelle regioni. Invece nelle regioni del nord c’è un organico di diritto notevolmente superiore alle dotazioni di insegnanti specializzati. Per questa ragione durante le passate operazioni di immissione in ruolo dell’agosto 2018, su circa 13.800 assunzioni programmate sul sostegno solo 1.800 insegnanti sono stati in condizione di essere assunti, questo è successo perché non sono stati presi in considerazione i circa 7.000 specializzati di seconda fascia presenti nelle varie regioni, e anche i restanti 5.000 posti liberi non sono stati utilizzati neanche per ulteriori trasferimenti, nel caso in cui questi posti fosse stato possibile ridistribuirli su base regionale.
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