Non è meglio se lo sport a scuola lo insegnano allenatori o anche istruttori militari?

No, perché c’è una bella differenza fra pedagogia e addestramento.
I docenti di Scienze motorie in tutti i gradi di scuola praticano una didattica che vede lo sport come occasione socializzante e collaborativa, non necessariamente agonistica, inclusiva, volta allo sviluppo armonico e rispettoso di una giovane personalità.
Invece nella ginnastica dinamico-militare italiana (GDMI) gli esercizi si fanno tutti insieme, meglio se in 50, anche in 100 simultaneamente, tutti allo stesso ritmo in t-shirt camouflage/mimetica e a piedi nudi. “Non esiste il singolo o l’individuo: esiste un gruppo di persone. Se si vince si vince tutti, se si perde si perde tutti insieme. Questo perché se una persona è più lenta rispetto ad un’altra in automatico facendo parte dello stesso team tutto il team andrà a subire la penalità”, “Non c’è comfort neanche da parte degli istruttori che non spronano ma danno ordini per favorire l’abbandono della sedentarietà e riprendere uno stile di vita attivo”, ammonisce in una intervista rilasciata a PisaToday il presidente nazionale GDMI, Matteo Sainaghi. Sainaghi assicura che si allenano solo maggiorenni, o dai 16 anni in su se accompagnati dai genitori. “Mio figlio ha 8 anni e mai lo farei allenare con le nostre tecniche. A quell’età la ginnastica deve essere ricreativa, di gioco. Mi hanno proposto spesso di collaborare con le scuole,ma non ho mai accettato”.
A quanto pare non è così: la GDMI è già stata proposta alle nuove generazioni anche in orario scolastico e/o nelle attività pomeridiane di gruppo sportivo direttamente dai docenti-marines o da esperti esterni. Approda in Sicilia la Ginnastica Dinamica Militare. Gli addestramenti nella palestra di una scuola di Acireale