
Lo scorso 23 dicembre, l’ARaN e i soliti sindacati “pronta-firma” [tranne la Cgil, orfana del governo “amico”] hanno sottoscritto definitivamente il nuovo CCNL Istruzione e ricerca per il triennio 2022-2024, ma già scaduto il 31.12.2024.
Come scrive l’ARaN, «Le parti […] hanno convenuto di limitare questa tornata negoziale alle sole materie del trattamento economico e delle relazioni sindacali», mentre «la revisione e l’eventuale aggiornamento degli altri istituti normativi sarà affrontata in occasione della successiva negoziazione relativa al triennio 2025-2027».
Mentre Ministero, ARaN e sindacati firmatari esprimono soddisfazione, e Valditara auspica «che entro gennaio possano essere assicurati aumenti ed arretrati», proviamo a fare qualche conto su questo pacco natalizio.
I dati diffusi da MIM e ARaN non sono esattamente gli stessi e gli aumenti medi mensili lordi vengono indicati intorno ai 145 € per il personale docente e 105 € per il personale ATA, mentre le tabelle allegate al CCNL prevedono queste cifre soltanto per le fasce stipendiali più alte.
In ogni caso si tratterebbe di aumenti inferiori al 6%, quando invece l’inflazione solo tra il 2022 e il 2024 ha superato il 13%!
Naturalmente da queste cifre andranno sottratte sia l’indennità di vacanza contrattuale IVC sia il cosiddetto “anticipo” attualmente percepiti, riducendo di molto gli effettivi aumenti.
Inoltre, gli arretrati saranno drasticamente ridotti anche dal fatto che per il 2022 e il 2023 l’aumento corrisponde solo a quanto già erogato con l’indennità di vacanza contrattuale [art. 12, comma 1, CCNL 2025]: quindi zero arretrati per i due anni in cui l’inflazione ha morso con più violenza, arrivando al 12%!
È anche prevista una «una tantum» – sempre “lorda” – di 111,70 € per i/le docenti e 270,70 per gli/le ATA, una mancia che però spetterà solo a chi era in servizio nell’a.s. 2023/2024 [art. 16, comma 1, CCNL 2025].
Infine, gli aumenti delle «indennità fisse» [RPD, CIA, indennità di direzione, art. 14, comma 1, CCNL 2025] superano di poco i 10 € lordi in media e avranno decorrenza dall’1.1.2024 e, perfino dall’1.1.2025, cioè dopo la stessa scadenza del CCNL. Insomma un altro stratagemma per diminuire ancor di più gli arretrati.
Complessivamente, sempre secondo MIM e ARaN, gli arretrati “lordi” dovrebbero aggirarsi mediamente sui 1.700 € per il personale docente e i 1.400 € per gli ATA.
Alla luce di questi numeri, non possiamo che ribadire quanto avevamo già scritto al momento della sottoscrizione dell’ipotesi contrattuale all’inizio di novembre: a causa di contratti come questi le condizioni salariali del personale continuano a peggiorare come è chiaramente sintetizzato nella tabella sottostante: docenti e ATA hanno perso decine di punti percentuali di potere d’acquisto, mentre è stata “premiata” la figura del dirigente scolastico, garante della trasformazione della Scuola da istituzione pubblica a soggetto para-imprenditoriale.

Per di più, neanche l’illusoria riduzione dell’IRPEF prevista dalla finanziaria, potrà migliorare la situazione, visto che, secondo il presidente dell’ISTAT, essa «comporta una variazione inferiore all’1% sul reddito familiare» e – soprattutto – che oltre l’85% delle risorse sono destinate alle famiglie più ricche.
Nella sostanza, vengono confermati i risultati della ricerca Euridyce «Teachers’ and school heads’ salaries and allowances in Europe» del 2025: l’Italia resta il paese in cui il personale docente e ATA percepisce le più basse retribuzioni mentre i dirigenti scolastici hanno le più alte.
Di fatto nenache questi “aumenti” – a fronte dell’inflazione – ci avvicinano alle retribuzioni medie dei paesi dell’OCSE [+22%] né tantomeno a quelle del G7 [+38%], a cui ci vantiamo di appartenere, come illustrato dalla seguente tabella:

Fintantoché colleghe e colleghi, docenti e ATA, personale di ruolo e supplente continueranno a lasciare la propria rappresentanza a coloro che sottoscrivono questi contratti e non decideranno finalmente di opporsi a queste politiche economiche che fanno cassa sulla pelle di chi lavora, sarà ben difficile che la situazione possa cambiare.
Per quanto ci riguarda continueremo a lottare per condizioni di lavoro più rispettose e per retribuzioni adeguate, consapevoli che la qualità dell’istruzione dipende anche dal riconoscimento economico di chi quotidianamente costruisce il sapere e le relazioni dentro le nostre scuole.
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Intanto, pubblichiamo qui anche questo nuovo testo contrattuale, integrandolo con tutte le altre norme ancora vigenti che regolano il nostro lavoro a Scuola. Abbiamo inserito i collegamenti a tutta la normativa citata in ogni articolo per facilitarne il reperimento e la consultazione e, in fondo al testo di ogni articolo, abbiamo riportato importanti riferimenti giurisprudenziali, alcuni Orientamenti applicativi dell’ARAN [non sempre condivisibili] e le risposte che abbiamo dato ai quesiti che abbiamo ricevuto [FAQ].
Per chiarimenti su specifiche materie contrattuali potete trovare le nostre risposte alla pagina Quesiti & Consulenza.
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