
Riflessioni barocche: da Palermo a Potosí
Helen Hills
Ho incontrato Palermo per la prima volta negli anni ’80, al culmine delle guerre di mafia, quando il centro storico era ancora in gran parte bombardato e bruciato, palazzi fatiscenti più o meno tenuti insieme da puntelli di legno, un posto difficile, nella morsa degli speculatori, dove per arrivare a vedere le chiese che mi interessavano, dovevo armeggiare lungo vicoli stretti e bui, oltrepassando auto bruciate e materassi abbandonati fino a Piazza della Kalsa, un luogo in cui il soffitto degli archivi perdeva, dove la biblioteca poteva essere improvvisamente chiusa per disinfestazione. […]
Ma ciò che ho trovato lì era ammaliante. E ciò che ho trovato non si adattava alle narrazioni ufficiali dell’architettura barocca, né a quelle consolidate né a quelle attualmente scritte in Sicilia o altrove. Quel paradosso di una cultura intensamente ricca, apparentemente idiosincratica e convulsa, combinato con la sua sistematica negligenza e marginalizzazione accademica, mi affascinava.
Per iniziare a confrontarmi e affrontarlo, era necessario un nuovo impegno con l’ornamento architettonico, con la materialità, con una storia architettonica femminista, e con l’imperialismo spagnolo in America Latina e nell’Italia meridionale, in particolare Napoli, sede della corte vicereale in Europa.
Questo contributo ripercorre parte di quel viaggio, il viaggio di un outsider, fermandosi a condividere alcuni dei momenti salienti del percorso.
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QUI la locandina con il testo completo.
Buffet al termine delle Riflessioni.
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